Come abbiamo già detto in un altro articolo, la vitamina C ha diversi ruoli nel nostro organismo: qui ci focalizzeremo su quelli relativi al sistema immunitario.

Pelle

La prima barriera del nostro organismo contro i microrganismi è la pelle: è dunque importante mantenerla integra in modo da evitare l’ingresso di patogeni. La vitamina C aiuta in questo scopo andando a stabilizzare le strutture del collagene, aumentando l’espressione di giunzioni strette (proteine che mantengono le cellule vicine) e prevenendo riarrangiamenti citoscheletrici. Essa inoltre favorisce la cura delle ferite inducendo la proliferazione e migrazione dei fibroblasti, cellule che secernono fibre di collagene, i maggiori componenti del derma.

Funzione leucocitaria

I neutrofili sono il primo tipo cellulare reclutato in seguito ad un’infezione: in queste cellule la vitamina C sembra avere più di un ruolo importante.

I neutrofili per uccidere i patogeni utilizzano il burst ossidativo (ossia producono Specie Reattive dell’Ossigeno o ROS), e la vitamina C si pensa possa avere sia un effetto antiossidante sulle cellule dell’ospite sia favorire la produzione di ROS per uccidere i microrganismi, anche se i miglioramenti dati dall’integrazione di questa molecola dipendono dal tipo di microrganismo (alcuni sono più suscettibili ai meccanismi non ossidativi) e dalla quantità basale di vitamina C presente nell’organismo. 

Inoltre, svolta la loro azione, i neutrofili muoiono per apoptosi e il loro “”smaltimento”” da parte dei macrofagi è necessario per prevenire uno stato di infiammazione. La vitamina C favorisce questi processi e inoltre inibisce la NETosi (un metodo di uccisione di microrganismi che prevede il rilascio di trappole dei neutrofili o NET-neutrophil extracellular traps che comprendono DNA dei neutrofili,istoni ed enzimi) che potrebbe portare a grande danno tissutale e infiammazione. L’infiammazione diminuisce anche grazie all’induzione da parte della vitamina C di una maggior produzione di citochine antiinfiammatorie e una minor produzione di citochine proinfiammatorie, anche se, anche in questo caso, l’efficacia dell’integrazione dipende dal tipo di cellula e/o dallo stimolo infiammatorio.

FONTI:

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5707683/