Descrizione dell’organo

La tiroide è un organo situato alla base della gola e posto anteriormente alla trachea e alla laringe. Presenta una caratteristica forma, simile ad una H, o anche ad una farfalla, quindi con due lobi laterali uniti tra loro da un ponte trasversale chiamato istmo.

In media raggiunge le dimensioni di 5 cm circa nell’adulto, anche se nello specifico peso e altezza possono variare a seconda dell’età, del sesso e di fattori ormonali: gli uomini generalmente presentano tiroidi di dimensioni maggiori, tale organo tende a rimpicciolire lievemente con l’avanzare dell’età e infine pubertà, gravidanza, allattamento, ciclo mestruale e menopausa, possono comportare eventuali modificazioni.

Che funzioni svolge per l’organismo?

Questa ghiandola endocrina consta di 2 componenti funzionali:

1) La prima componente produce gli ormoni tiroidei, triiodotironina e tiroxina (rispettivamente T3 e T4). Questi vengono prodotti e immagazzinati nei follicoli, dobbiamo tenere presente infatti che la tiroide è una ghiandola con struttura follicolare.

2) La seconda vede la produzione di calcitonina. Quest’ormone viene sintetizzato invece nelle cellule C, anche dette parafollicolari, che si trovano all’esterno dei follicoli.

Il ruolo fisiologico di questi ormoni è fondamentale per lo sviluppo scheletrico, della pelle e cerebrale; inoltre intervengono nella regolazione del nostro metabolismo basale, nello sviluppo dell’apparato pilifero e degli organi genitali.

La funzione regolativa della tiroide è indispensabile per il benessere dell’organismo.

Patologie diffuse legate alla tiroide

IPERTIROIDISMO: Questa condizione osserva un’eccessiva produzione degli ormoni tiroidei causando come conseguenza alterazioni del metabolismo (come ad esempio la regolazione termogenica), del sistema nervoso e anche del cuore. I sintomi spesso associati a tale patologia sono la presenza del gozzo, ossia un aumento delle dimensioni della tiroide, ipersudorazione, ipersenbilità al calore, tremori, a volte anche magrezza eccessiva.

IPOTIROIDISMO: Rappresenta la situazione contraria alla prima descritta. In questo caso la tiroide non è in grado di sintetizzare la quantità di ormoni adeguata alle esigenze del corpo. Valutando l’insorgenza in età adulta, l’ipotiroidismo può causare secchezza della pelle, stress1capelli sfibrati e deboli, affaticamento fisico e debolezza muscolare cronica. E’ facile soffrire il freddo e avere poca tollerabilità per le basse temperature, e sentirsi letargici.

Le varie forme di ipotiroidismo vengono classificate in primarie, secondarie e terziarie. Nel primo gruppo rientrano tutte quelle malattie dipendenti dalla ridotta funzionalità del tessuto tiroideo, mentre si parla di ipotiroidismo secondario e terziario quando le patologie sono a carico, rispettivamente, di ipofisi ed ipotalamo. Alcuni degli ormoni secreti da queste due strutture sono infatti capaci di regolare pesantemente l’attività della tiroide.

Nella maggior parte dei casi, l’ipotiroidismo primario è associato a malattie autoimmunitarie della tiroide (la più comune delle quali è la tiroidite cronica di Hashimoto), oppure a gravi carenze di iodio nella dieta o a cause iatrogene (uso – abuso di determinati farmaci).

L’importanza dello iodio e del selenio

Lo iodio (I) è un minerale fondamentale per il corretto funzionamento della tiroide in quanto partecipa alla sintesi dei diversi ormoni tiroidei. E’ importante introdurlo abitualmente The word salt with mix of four kind of salts over textured backgroundattraverso l’alimentazione: frutta e verdura ne sono un’ottima fonte; il sale rosa dell’Himalaya o quello marino integrale sono un prezioso aiuto in questo senso, molto più del sale iodato.

Ma lo iodio da solo non basta, è qui che scopriamo l’importanza del selenio…

Il selenio (Se), è un oligoelemento esistente in natura la cui presenza nell’organismo umano è fondamentale per il funzionamento di molti processi vitali.

La principale fonte di reperimento di selenio per l’uomo è l’alimentazione. Tra i cibi che ne sono più ricchi troviamo: il fegato, il pesce, i molluschi, i crostacei, il latte e i suoi derivati, le noci, la frutta, i vegetali, i funghi. Negli alimenti il selenio può essere presente in tre forme diverse:

1) forma organica (seleno-metionina): assorbita più rapidamente e trattenuta più a lungo dai tessuti;
2) forma inorganica (selenite): dopo l’assorbimento deve subire alcune trasformazioni prima di poter essere utilizzata dall’organismo;
3) seleno-cisteina.

La tiroide è il tessuto umano in cui vi è la più alta concentrazione di selenio ed al suo interno la concentrazione di selenio può rimanere stabile anche per molto tempo, indipendentemente dall’introito dietetico e dalla disponibilità nell’organismo.
Una conferma dello stretto legame fra tiroide e selenio è data dalla tireoperossidasi (TPO), enzima chiave per la sintesi della tireoglobulina e degli ormoni tiroidei.

Tuttavia, negli ultimi anni, nella popolazione europea, si è evidenziata una riduzione dell’introito di selenio con la dieta (in quanto gli alimenti ne sono sempre meno ricchi per motivazioni legate alle modalità di coltura dei campi), determinando una carenza di selenio con percentuali di deficit variabile nei vari paesi.

Alcuni studi, inoltre, hanno dimostrato che a bassi livelli ematici di selenio corrisponde un aumento dello stress ossidativo e del danno a livello del tessuto tiroideo, con riduzione della produzione degli ormoni tiroidei e conseguente ipotiroidismo.
E’ probabile, pertanto, che una carenza di selenio possa innescare e mantenere una tiroidite autoimmune in pazienti predisposti allo sviluppo della malattia.

Pertanto la supplementazione di selenio potrebbe avere un grande impatto dato che la tiroidite cronica autoimmune è tra le patologie endocrine più frequenti, interessando circa il 10% della popolazione femminile ed il 2% di quella maschile. Inoltre, la tiroidite autoimmune è in progressivo aumento e rappresenta la causa più frequente di ipotiroidismo (50-80% dei casi).

Da degli studi preliminari emerge che la somministrazione di dosi fisiologiche di selenio possa essere in grado diAc-Ag1 prevenire il peggioramento della funzione della ghiandola in questione, specialmente nelle tiroiditi autoimmuni. Questi risultati sono spiegabili sulla base di un’azione regolatoria diretta del selenio sul sistema immunitario (contro quegli anticorpi che combattono la tiroide stessa, poiché non la riconoscono come “estranea”), come dimostrato da altri studi presenti in letteratura scientifica.

In conclusione la carenza di selenio può avere un impatto cruciale, soprattutto nel caso di attivazione del sistema immunitario e quando la produzione di ormoni tiroidei è ridotta, come avviene nei casi di tiroidite cronica.

Sembra altresì evidente che, sebbene ulteriori studi scientifici siano ancora necessari, che la somministrazione di selenio possa produrre benefici nel caso di tireopatie autoimmuni

Cura ut valeas!

Dott.ssa Carolina Capriolo
Biologa Nutrizionista
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Fonti:

http://www.endocrinologiaoggi.it/2011/11/selenio-e-tiroide/
http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/j.1365-2265.2009.03758.x/full
https://academic.oup.com/endo/article-lookup/doi/10.1210/en.2003-0886
https://academic.oup.com/jcem/article-lookup/doi/10.1210/jc.2006-1821
http://online.liebertpub.com/doi/abs/10.1089/thy.2007.0127