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Questa è una delle testimonianze della dott.ssa Biologa Nutrizionista Francesca Marcon, membro del comitato scientifico di EINUMM che applica i principi della Medicina Nutrizionale e Metabolomica nella sua professione.

“Come tanti altri pazienti, D. soffriva di colon irritabile. Aveva già avuto due blocchi intestinali, e quando venne da me la situazione non era delle più rosee, infatti era già arrivata al punto di non tollerare neppure certi cibi normali, tra cui il semplice riso.

Ricordo che D. mi disse che a volte aveva paura di mangiare perchè non sapeva che effetto avrebbe avuto su di lei il cibo e inoltre aveva notato che la cerchia di cibi che tollerava si stava stringendo sempre di più: trovarsi a 29 anni in questa situazione non era di certo una bella cosa.  Come sintomi intestinali accusava gonfiore e alternanza di stipsi e dissenteria, e poi dolore addominale e a volte anche gastrico.

Mi riferì infine che nonostante dormisse anche 9 ore si svegliava senza forze, e questo le rendeva difficile affrontare la giornata lavorativa.

Mi disse quindi che voleva trovare una soluzione e capire cosa poteva mangiare, e soprattutto non aver paura di mangiare. Cominciai quindi a chiederle più informazioni: per prima cosa dovevo capire bene cosa mangiava. 

D. mi disse che già la colazione era un problema, perchè prima mangiava una merendina, poi era passata ad un più sano yogurt con cereali, ma le dava fastidio. A pranzo mangiava una pasta o un secondo principalmente di carne, spesso patate, e infine ogni giorno un pezzetto di formaggio e verdure, tranne quelle che la gonfiavano.  Già con queste poche informazioni fu abbastanza semplice capire come agire, soprattutto considerando che D. era proteica.

Le spiegai pertanto gli effetti di un eccesso di zuccheri a livello intestinale, come questi infiammino la mucosa e alterino l’equilibrio della flora batterica intestinale. Spesso in casi di colon irritabile si tende a mangiare più carboidrati nella convinzione che siano più facili da digerire e assimilare, ma in realtà bisogna dare anche dei grassi buoni e proteine per favorire la riparazione dei tessuti. La prima cosa che feci fu dunque aumentare le proteine, soprattutto il pesce, e ridurre la dose dei carboidrati. Come integrazione le diedi un multivitaminico, degli enzimi digestivi, probiotici, glutammina per riparare la mucosa e della vitamina D.

La riparazione di D. fu caratterizzata principalmente da stanchezza e voglia di dolci, ma  fu determinata e si trattenne dal mangiarli, perché aveva compreso il loro effetto a livello intestinale e quindi non voleva regredire nel suo percorso. Quello che l’aiutò a resistere fu il progressivo miglioramento dell’intestino, perchè infatti l’alvo stava diventando più regolare e i dolori stavano diminuendo.

A distanza di qualche mese D. stava molto meglio: non aveva più dolori  nè gonfiore all’intestino, era regolare nell’alvo e inoltre aveva più energia.”

Ad oggi D. sta bene, non ha più paura di mangiare e anzi, gradualmente ha reinserito dei cibi che non mangiava più, perchè ora ha più fiducia del suo corpo e sa come gestirlo.

Testimonianza della dott.ssa biologa nutrizionista Francesca Marcon, membro del comitato scientifico dell’Istituto Europeo di Medicina Molecolare.